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Claudia Bignoli: oggetti di design in continua evoluzione
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Cosa ti ha spinta ad avvicinarti al disegno di mobili e complementi pochi anni fa?

Mi sono occupata per più di dieci anni di architettura di interni, progettando spazi e arredi su misura alla ricerca di soluzioni sempre diverse e uniche, che rispondessero alle esigenze dei miei clienti. Questo ha fatto sì che mi occupassi da vicino della fase realizzativa degli oggetti di design che progettavo, sviluppando in me una vera e propria passione per il lato pratico del disegno, ovvero l'individuazione delle tecniche costruttive più idonee, la scelta dei materiali, l'eliminazione degli sprechi e quindi l'ottimizzazione del prodotto dal punto di vista della sua economia.

Qual è il segreto di un oggetto di design vincente?

La domanda è difficile e non credo di conoscere la risposta. Credo che il segreto si celi dentro ad una combinazione di fattori, tra i quali per esempio la rispondenza ai gusti e ai bisogni dell'utente per quanto riguarda la forma e la funzione, e l'intelligenza produttiva del pezzo che racchiude tutti gli aspetti tecnico-pratici, economici ed ecologici.

Quanto è importante, per un buon oggetto di design, un’impronta artigianale? Il design può farne a meno?

Se parliamo di disegno industriale, ritengo che spesso possa e debba farne a meno. Mi viene in mente ad esempio la celebre sedia in polipropilene di Verner Panton, icona indiscussa del design e della produzione industriale. Tutt'altra dimensione è quella alla quale appartengono i mobili e i complementi che realizzano i designer autoproduttori, che sono oggi ritenuti i nuovi artigiani digitali, ovvero utilizzano spesso tecnologie produttive innovative ma assemblano e rifiniscono ogni pezzo con cura artigianale. Questo a conferma del fatto che anche un oggetto generato da un computer e da una macchina può avere un'anima, ovvero contenere quella componente emotiva che lo rende interessante e unico.

Quali sono i maggiori cambiamenti che hai notato nel tuo ambito professionale durante gli ultimi 10 anni?

Ho notato una sorta di ritorno al passato per inventare il futuro. Il cambiamento forse riguarda principalmente il modo di operare dei designer, che non trovando più nelle aziende un interlocutore attento alle loro proposte cercano di aprire nuovi mercati attraverso la creazione di piccole realtà imprenditoriali che perlustrano strade nuove.

Quale tra i tuoi progetti incarna al meglio la tua filosofia?

Per quanto riguarda i mobili direi senz'altro la libreria Yule: un progetto che realizzo sempre su misura sia per finiture che per dimensioni e che ritengo essere l'idea che meglio rappresenta quel carattere di funzionalità e di emozionalità che ricerco nei miei progetti. Tra i complementi ho una particolare simpatia per la lampada TATA perché pur essendo costruttivamente molto semplice e geometrica ha una forma sempre mutevole, dinamica ed equilibrata. Amo infatti le forme vive, non monotone.

Quali sono i tuoi materiali preferiti e perché?

Il legno in tutte le sue essenze, per il calore e la malleabilità. Tra i polimeri senz'altro il PMMA, ovvero il plexiglas, prezioso e brillante.

INFO: www.cbdisegno.net

PHOTO COURTESY: Claudia Bignoli


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