A Roma, in un tranquillo complesso edilizio degli anni 70 immerso nel verde, una abitazione di circa 160mq è stata oggetto di un intervento di totale ripensamento dello spazio.
L’originaria concezione, estremamente rigida e bloccata, frazionata in un insieme di tanti ambienti accostati, è stata sostituita da una nuova concezione spaziale che predilige la massima continuità e gli sfondamenti percettivi.
L’intervento ha previsto lo svuotamento totale dell’abitazione originaria con tutte le sue partizioni interne, liberando l’involucro.
Il nuovo spazio è continuo e libero, ridisegnato secondo una composizione aperta dove pochi e riconoscibili elementi architettonici ridisegnano lo spazio intrattenendo tra loro colloqui visivi: i volumi, i setti, il legno.
Tutti questi elementi sono trattati concettualmente come volumi, tridimensionali, sparisce la logica del tramezzo e della porta tradizionali che agiscono in ambito quasi bidimensionale.
Questi elementi architettonici, funzionalmente, formalmente e matericamente distinti, concentrano e addensano in loro tutta la dotazione degli spazi di servizio dell’abitazione.
I due volumi, solidi e materici, addensano la materia ruvida, sono presenze litiche grigie che celano e contengono i bagni e i ripostigli; sono solidi poli e capisaldi della composizione, chiusi, sordi, rimandano al medesimo volume materico dell’isola coricato a terra nel soggiorno.
I due setti murari, plastici e astratti, elementi lineari dotati di consistenza volumica, sono scavati in librerie e contengono nel loro spessore gli armadi; agiscono come secondi elementi della composizione (continua su www.delisabatini-arch.it)