Se vi capita di arrivare a Roma in treno, nel tardo pomeriggio, quando il sole è appena tramontato, guardando dal finestrino, mentre vi avvicinate alla stazione Termini, appare davanti ai vostri occhi un edificio che vi colpisce sicuramente per tre cose: le luci colorate, la forma che ricorda un transatlantico e come la sua modernità ben dialoghi con l’ambiente circostante. Quell’edificio è l’ES Hotel della catena Radisson Blu, progettato dallo studio King Roselli Architetti.
L’hotel occupa un intero isolato nel quartiere Esquilino e nasce dall’intento di riqualificare l’area di Piazza Vittorio, famosa per i suoi palazzi in stile umbertino e le preesistenze archeologiche.
Queste sono state trovate durante l’inizio dei lavori e conservate tramite una soluzione architettonica/strutturale. L’albergo infatti è stato costruito su una piastra di vetro e acciaio, rialzata rispetto al terreno, per consentire di accedere agli scavi archeologici, che restano a vista attraverso il pavimento della hall, lasciando l’illusione di camminare per un’antica strada romana e rendendolo visitabile non solo agli ospiti dell’albergo, ma anche ai passanti incuriositi.
Ma al di là del valore urbanistico, sotto l’aspetto architettonico, l’idea vincente è stata quella di ricontestualizzare la vecchia tipologia a corte: l’albergo infatti, che nasce sopra una vecchia centrale del latte, è un quadrilatero dove su due lati contrapposti si trovano le camere da letto, mentre gli altri due diventano corridoi di collegamento, che ricordano i ponti di una nave.
La prima cosa che colpisce appena entrati è la forma dei desk: tre figure ovali in 3D che fanno pensare ai vecchi gommoni gonfiabili, ed infatti sembrano galleggiare. Quello più grande occupa la parte centrale della hall; una particolarità: la sera si illuminano, dando vita ad una atmosfera un po’ surreale da disco anni ‘80.